Fino agli anni '80 del secolo XVIII, quando venne costruita la nuova strada tra Pistoia e Modena, uno dei principali attraversamenti appenninici tra le due città era rappresentato dal passo della Croce dell'Alpe, ora detto anche della Croce Arcana, che metteva in comunicazione il territorio pistoiese con l'antico e importante monastero-ospizio di Fanano. In un documento di topografia militare, recentemente pubblicato da Andrea Ottanelli e datato 1747, il suo percorso, nel versante pistoiese, è chiaramente delineato: il tratto terminale, dal punto in cui il Limestre confluisce nella Lima, di otto miglia (circa tredici chilometri) partiva dall'Osteria Nuova, "che resta due miglia sopra Strada" (l'attuale Mammiano Basso), dove era "il cammino che conduce a Lizzano, luogo grosso e capace di contenere molta truppa. Da Lizzano si va a Vizzaneta, piccolo luogo; avanti di arrivare si passa il ponte di Forca distante un quarto di miglio da Lizzano, strada poco montuosa ma sassosa. Di costì si passa per Andia, piccolo luogo e si montano le Alpi per andare nel Modanese e Bolognese" (A. Ottanelli, La viabilità montana pistoiese in un documento di topografia militare del XVIII secolo. Seconda parte, "Bullettino Storico Pistoiese", XCV, 1993).
Un percorso che specie durante la bella stagione doveva ancora essere utilizzato, forse per aggirare i controlli stabiliti lungo la nuova strada ed in particolare quelli della dogana di Boscolungo. Si spiega anche così la decisione di costruire nel 1788, oltre alle due dogane di Lizzano e Cutigliano, una "nuova dogana d'osservazione posta alle due vie, che resta nell'Alpi sopra i due castelli di Lizzano e Cutigliano", denominata "Capanna dei soldati". Solo meno di cinquanta anni dopo, nel 1834, all'epoca dell'impianto del catasto lepoldino, la dogana era indicata come "diruta", quindi abbandonata, probabilmente anche perché le avverse condizioni climatiche per lunga parte dell'anno ne impedivano l'utilizzazione. Da qui il termine "doganaccia".


 CUTIGLIANO E IL CAPITANATO DELLA MONTAGNA PISTOIESE
 
Sebbene il nome sia da mettere in relazione con il patronimico romano di Acutilius, la nascita di Cutigliano va situata intorno alla fine del secolo XIII. Ma la sua importanza crebbe solo quando la Montagna pistoiese entrò definitivamente nell'orbita fiorentina, nella seconda metà del secolo XIV; in precedenza, quando la Montagna era ancora sotto il controllo esclusivo di Pistoia, il centro più importante era Lizzano che compare come "curtis" e come pieve sin dal 998, nel famoso diploma di Ottone III al vescovo di Pistoia e che ancora nel 1361 era sede del Capitano della Montagna superiore, un funzionario pistoiese che doveva controllare il territorio e garantire la sicurezza della "strata qua itur Lombardia" (E. Biagini, Cutigliano dalle origini all'età comunale, Pistoia 1994).
Nel 1373 ormai sotto il controllo fiorentino, si ebbe il trasferimento della sede del Capitano "in villa Cutigliani", dove venne costruito il palazzo pretorio. L'attuale sistemazione del palazzo è comunque più recente e risale a secolo XVI (F. Gurrieri, Il palazzo dei Capitani della Montagna a Cutigliano, Firenze 1990). Da allora l'importanza dell'abitato di Cutigliano crebbe gradatamente soppiantando quella di Lizzano, sino a divenire nella prima metà del secolo XVI, l'unica sede "estiva" del Capitanato. Nell'inverno, infatti, la sede del Capitano della Montagna era nella più bassa San Marcello che, nel corso del secolo XVIII e soprattutto dopo le riforme leopoldine del territorio pistoiese, divenne il principale centro amministrativo della Montagna.

 



 IL CRINALE COME CONFINE
 
Il crinale che dal passo dell'Abetone, per le asperità del Libro Aperto e del Monte Spigolino, conduce al Lago Scaffaiolo e poi al Corno alle Scale (l'attuale sentiero 00 del CAI) può bene essere considerato un vero e proprio confine naturale, molto spesso insuperabile e dove i possibili punti di attraversamento sono veramente ridotti come ci ricorda Giovanni Bortolotti che parla di un "solo passo [quello della] Croce Arcana (m. 1675), assai noto nella antichità perché percorso dalla strada Ospitale - Cutigliano. Ancora adesso - siamo intorno al 1950 - la strada Ospitale - Croce Arcana - Cutigliano è frequentata in ogni stagione. Sul crinale, pali infissi sul terreno segnano la via per quando la neve o la nebbia la rendono incerta" (G. Bortolotti, Guida del lago Scaffaiolo e dell'alto crinale dall'Oppio all'Abetone, Bologna 1950). Più ad est sono ricordati anche i passi della Calanca, dei Tre Termini e dello Strofinatoio, tutti però ad altezze superiori. L'imponenza e anche la difficile accessibilità di questo confine naturale non scoraggiò comunque i cartografi e gli impiegati impegnati nella "terminatione" dei confini del Granducato, attuata dai Lorena alla fine degli anni '80 del secolo XVIII. Tutta la linea confinaria, anche in questo tratto particolarmente impegnativo, non solo venne descritta sulla carta (con una abbondante produzione di mappe e di piante eseguite dagli ingegneri-cartografi dei due stati) ma venne identificata sul terreno per mezzo di termini cilindrici numerati e rintracciabili sulle carte, posti a poca distanza l'uno dall'altro. Questi "cippi confinari" realizzati in pietra e solidamente interrati sono ancora rintracciabili e visibili anche in questa parte del confine che interessava ben tre realtà statuali: oltre al Granducato di Toscana, lo Stato della Chiesa e il Ducato di Modena.



 "O POVERI SOLDATI"
 



Tra i canti popolari della Montagna Pistoiese se ne tramanda uno, raccolto nella zona di Rivoreta, probabilmente risalente al tempo del governo di Ferdinando III d'Asburgo Lorena (1814-1824).

Il testo (edito in Canti popolari della provincia di Pistoia, incisione discografica e testi, a cura di S. Landini e M. Landini, Pistoia 1978) conserva il ricordo delle tribolazioni dei soldati addetti alla guardia dei confini, sottoposti alla solitudine e alle dure condizioni di stazionamento sull'alto crinale appenninico.






 LE LEGGENDE DEL LAGO SCAFFAIOLO
 
Questo piccolo lago, incastonato su una costa senza vegetazione vicino al crinale di monti aspri e battuti dal vento, ha da sempre suscitato particolare curiosità, proprio per quelle caratteristiche che ne hanno fatto se non un caso unico certo un caso molto particolare.
Dalla sua stessa presenza ad una quota così alta per l'Appennino, alla sua sterilità, privo come è di vegetazione lacustre e di pesci, dal suo colore agli strani fenomeni atmosferici che spesso si verificano all'improvviso. Sono proprio queste particolarità che nel passato hanno alimentato tra la gente di montagna miti e leggende sul lago, nobilitate dalla penna del Boccaccio. Ce lo ricorda il Tigri, che dopo aver affermato come vedere un simile lago suscita gran sorpresa e una piacevolissima impressione, scrive di "un'antichissima tradizione, narrata anche dal Boccaccio nel suo libro de' laghi e de' fiumi, [secondo la quale si solleva] dal fondo di esso tremenda burrasca ogni qualvolta vi si getti dentro una pietra" (G. Tigri, Guida della montagna pistoiese, Pistoia 1868).
Miti e leggende che alimentando la fantasia popolare, lo ricorda sempre il Tigri, arrivarono ad attribuire agli spiriti residenti nel lago la spaventosa frana che distrusse l'intero abitato di Lizzano nel 1814. (Il Lago Scaffaiolo ieri e oggi. Storia e leggenda, folletti e alpinisti a due passi da casa, a cura di P. Foschi, Bologna 1997)


 
 LO SVILUPPO DELLA VILLEGGIATURA E DELL'ESCURSIONISMO TURISTICO
 

Sin dagli ultimi decenni del XIX secolo, grazie anche ai comodi collegamenti assicurati dalla ferrovia Porrettana e dalla strada Ximeniana, le località dell'Alto Appennino Pistoiese, particolarmente care al pubblico dei residenti stranieri e al ceto signorile di Firenzee di Bologna, divennero meta di gite e di villeggiature montane, affermandosi tra le più note e attrezzate stazioni di soggiorno estivo dell'Italia centrale.
Nelle Guide ottocentesche della Montagna Pistoiese, edite a partire dagli anni Settanta da Giuseppe Tigri e da Francesco Carega di Muricce sotto gli auspici della sezione fiorentina del Club Alpino Italiano, non mancavano notazioni storiche e naturalistiche, itinerari di visita e descrizioni di ascensioni alle vette appenniniche. Tra le escursioni raccomandate, un posto di rilievo era riservato alla gita al Lago Scaffaiolo, dove già nel 1878 era stata costruita una "capanna di ricovero" ad uso degli alpinisti.

Al tempo dell'inaugurazione del rifugio, "quei termini che già segnavano la divisione ed il servaggio della patria", ovvero i cippi di confine da poco inutilizzati, stimolarono un accorato discorso del cav. Luigi Bacci, inneggiante "ai prodi che pugnarono per l'indipendenza e la libertà nazionale", ai "saggi che ne assicurarono il trionfo", ai valori e alle virtù incarnate dal Club Alpino Italiano, con particolare riferimento al suo "fondatore e presidente generale onorevole Quintino Sella" (F. Carega di Muricce, Un'estate a Cutigliano, Pistoia 1887).

 
 
 
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